La Casa di correzione e lo scontro intorno alla giustizia di polizia nella seconda metà del Settecento
"Annali di Storia di Firenze", XII (2017), pp. 59-87.

Il saggio prova a far luce sulla posizione assunta dai magistrati e giuristi toscani di fronte allo sviluppo e all’espansione dell’utilizzo del potere di polizia nel Granducato di Toscana sotto Pietro Leopoldo. Nelle mire del sovrano finì una variegata serie di fatti non sempre aventi un rilievo penale, quanto piuttosto connotati da una valutazione di immoralità o di dannosità sociale, e perseguiti attraverso procedure sbrigative e non conformi ai canoni della giustizia inquisitoria di Antico Regime. La critica nei confronti di questo fenomeno, sostenuto da uomini del calibro di Giuseppe Giusti e Jacopo Maria Paoletti, accomunò i giuristi di scuola tradizionale, ma aperti a un moderato riformismo (come Jacopo Biondi), e gli esponenti più vicini a un illuminismo liberale, come Francesco Maria Gianni. Una sintesi fra le diverse posizioni sarà offerta nel secolo successivo da Giovanni Carmignani.


The House of correction of Florence and the debate around the ‘justice of police’ in the second half of the eighteenth century

The essay tries to analyze the position taken by the Tuscan lawyers about the development and growth of the use of potestas oeconomica in the Grand Duchy of Tuscany under Peter Leopold. In the sovereign’s goals there was a diverse set of facts that not always constituted a crime. These facts were rather characterized by an evaluation of immorality or social harmfulness, but were pursued through hasty procedures, not in accordance to the rules of Ancien régime’s inquisitorial justice. The criticism of this phenomenon, supported by men like Giuseppe Giusti and Jacopo Maria Paoletti, shared lawyers of the traditional criminal school, but open to a moderate reformism (as Jacopo Biondi), and figures closer to a liberal Enlightenment, as Francesco Maria Gianni. A synthesis of the different positions will be offered in the following century by Giovanni Carmignani.


Daniele Edigati, dottore di ricerca in Storia del diritto presso l’università di Macerata (2007), è attualmente professore associato di Storia del diritto medievale e moderno presso l’Università di Bergamo. Si è occupato principalmente di storia della giustizia criminale e delle istituzioni, con particolare attenzione alla Toscana in età moderna. Altri campi preferenziali delle sue ricerche sono il diritto statutario e il giurisdizionalismo. Fra i suoi lavori monografici: Gli occhi del Granduca. Tecniche inquisitorie e arbitrio giudiziale tra stylus curiae e ius commune nella Toscana secentesca (Pisa 2009, in collaborazione con Lorenzo Tanzini); Ad statutum florentinum. Esegesi statutaria e cultura giuridica nella Toscana medievale e moderna (Pisa 2009); «Prima della Leopoldina». La giustizia criminale toscana tra prassi e riforme legislative nel XVIII secolo (Napoli 2011); Il giuramento de veritate degli imputati fra isonomia processuale e inquisizione
istituzionale (Milano 2012).


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