4 agosto 1341: Firenze acquista Lucca e inizia la beffa

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di Giampaolo Francesconi (Istituto Storico Italiano per il Medioevo)

[Le parole evidenziate nel testo rinviano a link esterni elencati in fondo alla pagina]

 

 

I porti di Viareggio e di Motrone, con le loro strutture murarie (dalle Croniche di G. Sercambi, in Archivio di Stato di Lucca, Manoscritti, 107)

L’estate sulle rive dell’Arno non è mai una stagione banale, soprattutto non è una stagione semplice. L’afa e la calura stringente ristagnano nelle strade, dilagano come un male impossibile che stringe gli uomini e le loro attività. Firenze è una città che soffre il caldo, l’Arno le è di poco ristoro: trovarsi in una pianura palustre ed essere circondata a settentrione da colli meravigliosi può essere un prezzo caro da pagare in certi periodi dell’anno. Quei colli, che nel racconto di Giovanni Villani erano il luogo dello svago e del riposo per i “ricchi e nobili e agiati cittadini”, erano anche la vera ragione del fiato corto per tutti gli altri. L’estate del 1341 ebbe altri motivi di complessità. E non certo – a quel che si sa – per una particolare ondata di calore: furono le ragioni della politica a infiammare i giorni centrali del luglio e dell’agosto fiorentini e potremmo arrivare a dire italiani. Città e signori erano alla ricerca di nuovi equilibri e di nuovi spazi di dominio regionale: i Della Scala, gli Este, i Malaspina erano solo alcuni dei protagonisti di una stagione di profondi cambiamenti nello scacchiere territoriale al di qua e al di là degli Appennini. Sullo sfondo di un panorama in cui le principali città toscane e la costellazione viscontea dettavano i tempi e i ritmi del mutamento.

 

Il 4 agosto del 1341 segnò un discrimine forte, un passaggio dal valore periodizzante. Quella giornata di piena estate mantenne l’impronta della sintesi e del presagio, persino del paradosso: in quelle ore febbrili si sanzionava l’idea di una Firenze egemone in Toscana. Avrebbe scritto l’autore dell’anonima cronica roncioniana di Pisa che “li superbi fiorentini e ribelli de lo ‘nperio di Roma, e volendo tutto Toschana suggiucare e guerreggiare, si fecieno trattato e ragionamento con messer Mastino de la Schala”. Il sogno dello slancio e del dominio si sarebbe presto dipinto però dei colori della beffa: una beffa che avrebbe assunto i contorni della crisi economica e del governo autoritario. Di una crisi circoscritta nel tempo, ma che avrebbe mutato le sorti della politica, dell’economia e del consenso sociale nella Firenze trecentesca e anche oltre.

 

Le mura di Lucca assediate nella guerra con Pisa e la fortificazione del "Chastello Passarino" (dalle Croniche di G. Sercambi, in Archivio di Stato di Lucca, Manoscritti, 107).

L’onda lunga delle fragilità del dominio castrucciano – un’esperienza di potere personale, che fra il 1316 e il 1328 aveva interessato, oltre alla città di Lucca, i centri di Pisa, di Pistoia, di Volterra e i territori della Lunigiana, della Valdinievole e del Valdarno inferiore – gli effetti di quella egemonia regionale che l’allora signore di Lucca per poco aveva mancato facevano sentire adesso i suoi effetti più ambiziosi e nocivi. Firenze si trovò a sperare e poi a disperare: quel che Castruccio non era riuscito a infliggerle, si sarebbe rivelato un boccone altrettanto amaro da inghiottire oltre dieci anni dopo la sua scomparsa. Un miraggio figlio delle bizzarrie della storia. Lucca, la fragile Lucca che nelle debolezze del dopo Castruccio era stata in balìa delle signorie settentrionali degli Scaligeri e dei Visconti, fu l’agognata preda che spalancò la voragine. Il governo di fatto di Arezzo, di Pistoia e di Volterra fu la spinta per i Fiorentini ad osare di più: a mettere le mani su Lucca, a controllare la parte più occidentale della regione, a trovare il tanto ricercato sbocco al mare.

 

Fu così che con la mediazione diplomatica del marchese Obizzo III d’Este si crearono le condizioni, in quel 4 agosto del 1341, per la difficile e onerosa transazione che convinse Mastino della Scala a cedere Lucca e il suo territorio, con l’esclusione delle giurisdizioni di Spinetta Malaspina, a Firenze per la somma di 250.000 fiorini. Firenze aveva acquistato Lucca: si apriva ora il tempo delle conseguenze. I Pisani che erano stati in lizza per accaparrarsi la città del Volto Santo furono la variabile forse sottovalutata e che avrebbe fatto saltare tutti i piani. L’11 agosto le milizie gigliate presero possesso della città, ma già il 22 di quello stesso mese Ranieri Novello della Gherardesca, signore di Pisa, entrava nel territorio lucchese e poneva l’assedio alle mura cittadine. Era l’inizio di un teatro oneroso e difficile di mosse e di contromosse, di scontri e di scaramucce, di spese anche folli, che avrebbe condotto di lì alla primavera del 1342 al reclutamento di uomini d’arme come Malatesta dei Malatesti da Rimini, alla protezione angioina, al contatto con Gualtieri di Brienne, al coinvolgimento degli operatori economici cittadini in una crisi di ampio spettro e ormai peraltro inarrestabile.

Gli estremi tentativi di affidarsi al risolutivo intervento delle truppe angioine del Brienne, fra il 22 maggio e il 1° giugno del 1342, non ebbero altra conseguenza che spalancare le porte di Firenze e del suo governo ad una signoria che avrebbe mutato gli equilibri interni alla città. Il ritiro della guarnigione fiorentina, del 6 luglio 1342, da una Lucca ormai capitolata sotto il dominio pisano era la sanzione della resa e avrebbe suscitato – come scriveva Ernesto Sestan – “molta commozione a Firenze e furore contro i responsabili, contro cioè il ceto dirigente fiorentino costituito dall’alta borghesia”. Era l’inizio di un capitolo diverso della storia cittadina sotto le insegne di Gualtieri di Brienne, duca d’Atene. Un capitolo che avrebbe parlato il linguaggio della “mutazione” e della “rivoluzione” e che, secondo l’occhio critico di un protagonista di quei giorni come Giovanni Villani, aveva ricevuto una sanzione forte proprio in quel 4 agosto 1341 quando fu siglata la “folle impresa fatta per lo nostro Comune di Firenze della città di Lucca” (XII, 130).

 

Letture di approfondimento:

  • Ch. E. Meek, The Commune of Lucca under Pisan rule, 1342-1369, Cambridge, 1980.
  • L. Green, Lucca under many masters. A fourteenth-century coomune in crisis, Firenze, Olschki, 1995.
  • A. De Vincentiis, Politica, memoria e oblio a Firenze nel XIV secolo. La tradizione documentaria della signoria del duca d’Atene, in «Archivio storico italiano», CLXI (2003), pp. 209-248.
  • J. M. Najemy, A History of Florence 1200-1575, Oxford, 2008.

Elenco dei link in ordine di citazione (il loro funzionamento è stato verificato il 4 agosto 2012):


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