10 aprile 1906: la morte di Frederick Stibbert e la nascita del Museo

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di Simona Di Marco (Museo Stibbert)

[Le parole evidenziate nel testo rinviano a link esterni elencati in fondo alla pagina]

 

 

Frederick Stibbert in divisa delle Guide garibaldine, post 1866, ritratto fotografico. Archivio fotograficoStibbert

Il 10 aprile 1906 muore nella sua villa di Montughi Frederick Stibbert. La notizia viene immediatamente riportata da “La Nazione” l’11 aprile: «Col più vivo cordoglio annunciamo che oggi a mezzogiorno, dopo lunghe sofferenze, ha cessato di vivere il cav. Federigo Stibbert. È scomparsa una nobilissima figura di gentiluomo colto, simpatico: sinceramente devoto al nostro paese dove era stabilito da molti anni. Appassionato raccoglitore di opere d’arte e di armi antiche, si era consacrato con speciale ardore e competenza a formare le ammirate collezioni, che costituiscono un vero tesoro». Il quotidiano aveva seguito anche il decorso della malattia, riportando nel numero del 30 marzo un bollettino medico per «fare cessare le notizie inesatte messe in giro». Un’attenzione che testimonia dell’affetto rivolto al grande collezionista, personaggio ben noto a Firenze, non solo per le sue passioni artistiche ma anche per la vitalità e la simpatia che ne avevano fatto uno dei protagonisti della società cittadina.

 

Era nato a Firenze nel 1838, dall’inglese Thomas Stibbert e da Giulia Cafaggi, toscana del Casentino. Era dunque cittadino britannico, pur avendo la sua residenza principale in città, in quella villa di Montughi che la madre aveva acquistato nel 1849 e che lui aveva trasformato e ampliato per adattarla al suo grande progetto museale. Nel 1866, aveva combattuto come volontario garibaldino in Trentino dove, a Condino, si era guadagnato una medaglia d’argento al valore «dispiegando valore britannico e coscienza italiana» (“La Nazione”, 27 aprile 1909). La sua sterminata ricchezza, creata nella seconda metà del XVIII secolo dal nonno Giles Stibbert, generale dell’Esercito della Compagnia delle Indie in Bengala, gli aveva consentito di vivere una brillante vita mondana, costellata di viaggi ininterrotti per tutta l’Europa, e contemporaneamente di alimentare la sua passione collezionistica, le sue raccolte di storia del costume, delle armi e delle arti applicate.

 

Museo Stibbert, Sala della Cavalcata. Archivio fotografico Stibbert

Come ebbe a dire il Sindaco di Firenze, Francesco Sangiorgi, lo Stibbert fu «uno di quelli che, invece di vendere, raccolsero collezioni preziose. Son ben 36.000 oggetti che egli raccolse: notevole la raccolta di 7.000 armi d’ogni paese» (“La Nazione”, cit.). Trapela forse una velata polemica sullo sviluppo del mercato antiquariale, che dalla seconda metà dell’Ottocento aveva consentito l’esportazione e la dispersione di una significativa parte del patrimonio artistico fiorentino ad opera di collezionisti-mercanti (basti pensare a Stefano Bardini, il cui ruolo fu fondamentale nella formazione di raccolte tedesche e americane).

 

Il testamento di Frederick Stibbert fu pubblicato due giorni dopo la morte, e confermò quanto già si sospettava: «… il Museo di mia proprietà, posto a Montughi, presso Firenze, e la cui collezione di oggetti d’arte mi costa ingenti somme di denaro, tante cure e fatiche […] con tutti gli oggetti tanto antichi che moderni, l’Armeria, la Galleria dei quadri, la libreria, la mobilia tutta, le fabbriche costituenti la villa ed annessi di Montughi, il giardino e quanto altro fa corpo a detti beni, ed in una parola tutto quello e quanto di mobile e immobile io possiedo in detta località […] dovrà passare a titolo di legato al Governo Inglese […]. Nel caso che il Governo Inglese non volesse o non potesse accettare, gli sostituisco il Comune di Firenze […]».

Il testamento era stato redatto nel maggio del 1905, solo pochi giorni dopo la visita che l’amico Guy Francis Laking, Keeper of the Armouries del Castello di Windsor, aveva fatto a Stibbert con l’intenzione di ricordargli la sua nazionalità e la necessità di lasciare le collezioni al paese d’origine. I vincoli testamentari, tra cui l’obbligo di mantenere le collezioni nella loro sede, potevano prospettare una rinuncia inglese; in realtà, in un primo momento, il governo conservatore di lord Arthur Balfour comunicò a Stibbert l’intenzione di accettare l’eredità (lo documenta l’archivio Stibbert).

 

Museo Stibbert, esterno sul giardino. Archivio fotografico Stibbert

Alla pubblicazione del testamento la città si mobilitò per ottenere la rinuncia del Governo Britannico. Durante l’estate del 1906 le trattative diplomatiche sono frenetiche: ne è principale artefice un amico di Stibbert che abita anche lui a Montughi, Henry Labouchère, rappresentante radicale del parlamento britannico, figura controversa ma evidentemente influente, soprattutto perché nel frattempo il governo conservatore è stato sostituito da quello liberale di Henry Campbell-Bannerman. Labouchère si fa portavoce delle aspirazioni fiorentine, e il sindaco Niccolini chiede l’intervento anche del Ministro degli Esteri Tittoni, che era stato in precedenza Ambasciatore italiano a Londra.

 

Tra luglio e agosto gli scambi di corrispondenza si infittiscono, e su precisa richiesta degli inglesi il Comune di Firenze dichiara il proprio interesse all’eredità e la sua disponibilità ad accettarla con delibera di Giunta del 25 luglio 1906. Finalmente, il 16 agosto, viene spedita la definitiva rinuncia all’eredità di Frederick Stibbert, firmata da Campbell-Bannerman. La città di Firenze ottiene il lascito, e il Museo Stibbert viene istituto con Regio Decreto il 12 aprile del 1908. Un anno più tardi viene inaugurato e aperto al pubblico, alla presenza del Sindaco, delle autorità, e di un folto pubblico. «Quindi gli invitati sono stati ammessi a visitare le varie sale del Museo: viva ammirazione ha destato in tutti l’armeria. Terminata la visita, in riva al laghetto del parco è stato servito un rinfresco» (“La Nazione”, cit.). Stibbert avrebbe partecipato volentieri ad una così lieta cerimonia.

 

Letture di approfondimento

  • L.G. Boccia, L’archivio Stibbert: documenti sulle armerie, in Il Museo Stibbert a Firenze. Vol. IV: depositi e l’archivio, Milano, Electa, 1976, pp. 185-267.
  • C. Clearkin, S. Di Marco, A tale of three cities, Calcutta, Southampton and Florence: the Stibbert family and museum, «The British Art Journal», IX/3 (2009), pp. 43-54.
  • S. Di Marco, Frederick Stibbert. Vita di un collezionista, Torino, Allemandi, 2009.
  • Museo Stibbert. Guida alla visita del museo, Firenze, Polistampa, 2011.

Elenco dei link in ordine di citazione (il loro funzionamento è stato verificato il 10 aprile 2013):


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