1 dicembre 1943: I gappisti fiorentini giustiziano il tenente colonnello Gobbi

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Giuseppe Martini

Il 1° dicembre 1943 esponenti dei GAP giustiziarono sulla porta di casa in via Pagnini il tenente colonnello Gino Gobbi, comandante del distretto militare di Firenze. La prima rilevante operazione dei GAP nel capoluogo toscano – eseguita probabilmente da Giuseppe Martini e Rindo Scorsipa – non si collocava in una data casuale: il ministero della Difesa nazionale aveva infatti fissato per il 30 novembre il termine di presentazione per i giovani delle classi 1923-25.

 

Gino Gobbi era dunque un obiettivo simbolico: con la sua uccisione si intendeva lanciare un avvertimento ai responsabili della RSI, che avevano intrapreso dopo l’8 settembre un ampio programma di arruolamenti coatti basato su classi di leva. I richiamati erano destinati all’inquadramento sia nelle divisioni dell’esercito in via di ricostituzione, sia nella GNR e nelle altre forze di polizia, sia in formazioni militarizzate quali i battaglioni del lavoro. La questione dei reclutamenti si configurò fin dall’autunno ’43 come un problema nevralgico per la RSI e come un banco di prova per le forze resistenziali: i molteplici bandi emanati dai comandi militari incontrarono infatti crescenti ostilità fra i giovani in età di leva; i poteri locali reagirono alla diserzione diffusa con misure repressive quali il fermo di parenti dei renitenti.

 

Volantino gappista

Presenti nelle principali aree urbane dell’Italia occupata, i GAP (gruppi di azione patriottica) erano piccoli nuclei di militanti del partito comunista clandestino, scelti fra gli elementi più combattivi e disciplinati e incaricati di compiere azioni dimostrative di particolare impatto. Tali pratiche avevano l’obiettivo di mettere pressione sia agli occupanti sia ai quadri della RSI, nonché di lanciare alla popolazione un chiaro messaggio propagandistico.

 

 

I GAP fiorentini intensificheranno la loro attività fra gennaio ed aprile 1944, fino al loro scioglimento in seguito ad una serie di arresti nel luglio ’44. Essa previde varie esecuzioni e attentati dinamitardi contro obiettivi simbolici (quali la sede della Feldgendarmerie in via dei Serragli e il palazzo dei sindacati fascisti in lungarno Guicciardini) e culminò nell’uccisione di Giovanni Gentile il 15 aprile 1944.

 

 

Bruno Fanciullacci – dipinto da Ottone Rosai

Essi erano composti da cellule di circa 4 persone, autonome l’una dall’altra per ridurre i rischi in caso di arresto di singoli elementi. Almeno in una prima fase è probabile che i nuclei fiorentini non superassero la ventina di militanti, spesso molto giovani (fra loro Bruno Fanciullacci, Tosca Bucarelli, Elio Chianesi): responsabile militare era Cesare Massai, commissario politico Alvo Fontani, posti a loro volta sotto la supervisione di Alessandro Sinigaglia, e – dopo la sua morte nel febbraio ’44 – di Luigi Gaiani, delegato delle brigate Garibaldi in Toscana.

 

Il Tribunale militare straordinario, riunitosi nella notte del 1° dicembre, decretò la fucilazione per rappresaglia di 5 detenuti antifascisti; l’esecuzione, affidata alla GNR, avvenne il 2 presso il piazzale delle Cascine.

Gli eventi suscitarono la reazione del cardinale Dalla Costa: egli il 4 dicembre rese pubblica una notificazione “per la pacificazione degli animi”, che invitava la popolazione ad astenersi da qualunque atto di violenza. L’intervento del prelato fu accolto con disappunto dai vertici del Comitato toscano di liberazione nazionale. Sebbene il CTLN e il cardinale si muoveranno sempre secondo strategie autonome e non coincidenti, nelle settimane successive fu avviato un dialogo fra la curia e i rappresentanti delle forze clandestine, nella prospettiva di quel passaggio di poteri che si sarebbe concretizzato nell’agosto successivo. D’altra parte non tutte le azioni dei GAP saranno condivise dall’insieme degli esponenti del CTLN, la cui vita interna fu caratterizzata da un’articolata mediazione fra le diverse forze politiche attive nel capoluogo toscano.

 

 

Bibliografia

C. Francovich, La Resistenza a Firenze, Firenze, La Nuova Italia, 1961

G. Gozzini e R. Martinelli (a cura di), I compagni di Firenze. Memorie della Resistenza (1943-1944), Firenze, Istituto Gramsci Toscano, 1984

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