Scipione Ammirato
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Nato a Lecce il 7 ottobre 1531 da una famiglia che sosteneva di avere origini nobiliari toscane. Dopo una prima formazione a Brindisi, dal 1547 affronto gli studi di diritto a Napoli, ma non compì il percorso di formazione preferendo dedicarsi alla letteratura. Si trasferì a Roma, dove assunse la condizione ecclesiastica, quindi a Venezia e a Padova. In questi anni giovanili compose opere in versi e scritti vari di carattere storico-letterario. Ritornato a Napoli prese a dedicarsi, oltre che alla poesia, alla genealogia e alla storia delle famiglie nobiliari, iniziando così a costruirsi una capacità di ricerca documentaria e archivistica. Dal 1569 Ammirato si trasferì a Firenze e si pose sotto la protezione della corte medicea. Ottenne quindi da Cosimo I, cui aveva offerto una serie di Ritratti di esponenti del casato mediceo, l’incarico di scrivere una storia della città di Firenze con la possibilità di servirsi dell’Archivio Pubblico istituito nel 1570. Il lavoro di ampio respiro e fortemente legato alle fonti d’archivio sarebbe dovuto andare dalle origini fino alla morte di Cosimo (1574) e poi alla data della morte del figlio, il granduca Francesco. In parallelo alla ricerca storica Ammirato continuò a coltivare con passione la ricerca genealogica: riordinato fra 1577 e 1580 il materiale che aveva sulle famiglie napoletane, ricavandone l’opera Famiglie nobili napoletane (Firenze, 1580), sfruttò poi il lavoro archivistico condotto per la sua storia fiorentina per raccogliere notizie e documenti riguardanti le famiglie della nobiltà fiorentina e toscana e in tal modo redasse un’ampia opera genealogica che verrà stampata dopo la sua morte (Delle famiglie nobili fiorentine, Firenze, 1615). Inseritosi nell’ambiente culturale fiorentino come assiduo frequentatore dell’Accademia degli Alterati, Ammirato scrisse numerosi opuscoli di carattere erudito e moralistico. Quindi si dedicò a dei più impegnativi Discorsi sopra Cornelio Tacito (Firenze, 1594) ricavando dalle opere dello storico latino 143 spunti per dissertazioni su questioni politiche, militari ed economiche del proprio tempo nelle quali espresse una posizione politica definita come “antimachiavellismo” e a fianco dei quali doveva porsi un trattato sul Principe rimasto poi incompiuto. Negli ultimi anni di vita ricercò un più sincero accostamento ai valori religiosi: nel 1595 si laureò in teologia e divenne canonico del duomo di Firenze; dal 1597 prese a comporre delle Rime spirituali sopra salmi (Venezia, 1634). Di quegli anni sono anche delle appassionate Orazioni politiche rivolte al papa e a vari sovrani europei motivate dalla minaccia turca. Morto a Firenze nel gennaio 1601 venne sepolto in duomo.
Nella vasta opera dell’Ammirato la componente più originale e fruttuosa fu lo studio erudito della documentazione secondo interessi in primo luogo genealogistici più che storici. Le sue ricerche gli consentirono di smascherare falsi e costruire quadri genealogici assai più realistici e coerenti di quelli che al momento circolavano negli ambienti nobiliari.
Per quanto riguarda la storia di Firenze, che ci interessa specificamente in questo contesto, il suo lavoro al suo tempo gli procurò la fama di storico di valore. Più recentemente il giudizio è stato più critico e si è contestata all’Ammirato una ricostruzione a metà fra ricerca erudita ed esposizione narrativa. Frutto dei tempi , l’opera di Ammirato, pur non priva di difetti e di ingenuità, ha il merito di uno sforzo basato sulla ricostruzione documentaria e dell’essere riuscita come quadro d’insieme coerente.

Opere
Una prima ampia sezione della sua opera storica venne pubblicata l’anno prima della sua morte: Dell’Istorie Fiorentine libri venti; dal principio della Città infino all’anno MCCCCXXXIV, nel quale Cosimo de Medici il vecchio fu restituito alla patria (Firenze, 1600). Successivamente alla sua morte tutto il materiale dell’Ammirato venne ripreso da Scipione Ammirato il Giovane che lavorò integrando e ampliando vari lavori rimasti più o meno aperti (ad esempio Vescovi di Fiesole, di Volterra e d’Arezzo con l’aggiunte di Scipione Ammirato il Giovane, Firenze, 1637) e dando alle stampe l’inedito. In tal senso delle Istorie fiorentine nel 1641 venne stampata la seconda parte rimasta inedita, mentre nel 1647 veniva ripubblicata la parte già edita con modifiche e aggiunte talora non pertinenti di Scipione Ammirato il Giovane.
Una accurata edizione completa delle Istorie fiorentine, basata sulla prima edizione, commentata e introdotta da un saggio biografico è quella di Luciano Scarabelli:
L. Scarabelli, Istorie Fiorentine di Scipione Ammirato, ridotte all’originale e annotate, Torino, 1853, 7 voll.

Studi su Scipione Ammirato
L. Scarabelli, Di Scipione Ammirato e delle sue opere, introduzione alle Istorie fiorentine, Torino, 1853, pp. 7-42.
R. De Mattei, Varia fortuna di Scipione Ammirato; Opere a stampa di Scipione Ammirato; Codici di Scipione Ammirato, “Studi salentini”, 8 (1960) pp. 352-407.
R. De Mattei, voce Ammirato,  Scipione  in Dizionario biografico degli italiani, III, Roma, Istituto della Encicliopedia italiana, 1961, pp. 1-4.