Vincenzo Borghini
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Fiorentino (29 Ottobre 1515- 15 Agosto 1580), di famiglia aristocratica, fu presto avviato alla vita monastica, e nel 1531 prese l’abito benedettino presso la Badia, dove compì studi severi, anche di greco. Nel ’41 è ordinato sacerdote e assegnato all’Abbazia di Santa Fiora e Lucilla in Arezzo dove da Firenze era arrivato quale abate Isidoro della Robbia, già suo superiore e maestro nella città natale. Il B. con lui prima era stato Perugia, poi, seguendolo per un lungo soggiorno,  nel monastero di S. Benedetto a Mantova, dove probabilmente per la prima volta insegnò il greco ai giovani allievi del monastero. Fra i suoi viaggi egli fu anche a Venezia, dove acquistò alcuni libri per la sua biblioteca, e a Napoli. Nella Badia tornò nel ’44, usufruendo della quiete delle Campora. Lì poté dedicarsi con continuità agli studi almeno sino al ’52, quando, per volere di Cosimo assunse la carica di Spedalingo degli Innocenti, gravoso incarico amministrativo e di pietà. Di qui in poi egli dovette dividere il suo tempo fra questa ed altre pesanti responsabilità. Più tardi, nel ’72, il B. ebbe anche l’incarico di far parte dei Deputati (erano tre) sopra i Monasteri, compito anche di natura ispettiva e non limitato solo a Firenze. Rifiutò invece la carica di Arcivescovo di Pisa offertagli da Alessandro de’ Medici Arcivescovo di Firenze, e perché gravato  dai negozi amministrativi, e per gli altri molti incarichi assunti quale collaboratore militante della politica culturale del Granduca. Poté esprimere il meglio della sua attività vuoi in incarichi ufficiali che lo legarono ai maggiori  intellettuali  e agli esponenti della cultura e delle arti, dai giuristi ai letterati agli editori agli artisti (nel ’63 era stato nominato anche Luogotenete dell’Accademia del Disegno), vuoi in attività anche meno esposte, ma di grande rilievo per la politica medicea, quale la sovrintendenza per la fabbrica del Sepolcro di Michelangelo, e la varia attività di consulente, artistico (non solo apparati effimeri),   storico, e anche editoriale,  con una fama che uscì da Firenze e oltrepassò le Alpi.  Amico del Vasari, collaborò alla stesura delle sue Vite per entrambe le edizioni (Torrentino ’50 e Giunti ’68). Concepì un Trattato sulle antichità Firenze in seguito ad una polemica riguardante le origini di Firenze messa in dubbio allora da un allievo del Vettori, Girolamo Mei. Fu anzitutto la necessità di ribadire che Firenze fu fondata come colonia romana, e nei tempi  del triumvirato di Augusto, che  ricondusse il Borghini dalla Firenze dei suoi tempi alla colonia e ai tempi dei Romani. Così insieme riprendeva un progetto giovanile di metter per iscritto qualcosa intorno a Firenze: « havendo io fin da giovane havuto speciale inclinatione di scrivere (se mai havessi potuto) qualche cosa intorno alla nostra città» (Testamento: si legge infra, in Belloni).
Il trattato non fu mai concluso, ma dai più di 70 codici allestiti dal B. per la sua opera uscirono postumi , per cura dei deputati,  2 volumi di Discorsi nel 1584-85. Essi riuniscono separati trattati, che nella edizione ottocentesca in 4 volumi appaiono così divisi:  Dell’origine della città di Firenze (I)  Fasti romani e del modo di citare gli anni (II),  Municipi e Colonie romane (II), Dell’arme delle famiglie fiorentine (III: ed. moderna, Firenze, Festina lente, 1990), Della moneta fiorentina (III), Se Firenze fu spianata da Attila e riedificata da Carlo Magno (IV), Trattato della Chiesa e de’ vescovi fiorentini (IV). Altri scritti suoi, storici ed antiquari uscirono nei secoli successivi.
La ricerca storica fu per lui, prima di tutto, filologia, distinzione tra storia e mito, tra storia e leggenda, eppoi valutazione e confronto incrociato fra le fonti, da utilizzare secondo un censo da definire, e da collazionare con la ragione dei testi e delle culture che li avevano prodotti e accompagnati. Era, nel contempo, più vicina ad atteggiamenti di quelle che oggi chiameremmo storia sociale e materiale, ovvero aperta al quotidiano e al pratico, ai meccanismi della produzione e della trasmissione del  sapere, ai rapporti delle istituzioni , alle  forze dell’uso; infine, nel metodo, aperta  ad ogni  possibile risorsa per la ricerca antiquaria. Voleva dire, questo interesse circolare, anche letteratura e lingua, istituzioni sociali e culturali, economia,   religione, culto, e loro fisici rappresentanti.

Opere
Discorsi di Monsignore Don Vincenzio Borghini Al Serenissimo Francesco Medici, Gran Duca di Toscana […] Recati à luce da’ Deputati per suo Testamento. Con la tavola delle cose più notabili, Firenze, Filippo e Jacopo Giunti 1584 (parte prima) e 1585 (parte seconda), 2 voll.;
Discorso di monsignore don Vincenzio Borghini. D’intorno al modo del far gl’alberi delle famiglie nobili fiorentine, Firenze, Giunti, 1604;
I ricordi  di don Vincenzo Borghini; prima edizione completa condotta sull’originale con avvertenza di A. Lorenzoni, Firenze, Libreria editrice fiorentina, 1909;
Vincenzo Borghini. Storia della nobiltà fiorentina. Discorsi inediti o rari, a cura di J. R. Woodhouse, Pisa, Marlin, 1984;
Vincenzo Borghini. Scritti inediti e rari sulla lingua, a cura di J. R. Woodhouse, Bologna, Commissione per i Testi di Lingua, 1971;
G. Belloni, Vincenzio Borghini dall’erudizione alla Filologia. Una raccolta di testi, Pescara, Libreria dell’Università Editrice, 1998.

Studi su Vincenzo Borghini
M. Barbi, Degli studi di V. Borghini sopra la storia e la lingua di Firenze, «Il Propugnatore»,II (1889), parte II pp. 5-71 (poi in Belloni, Vincenzio Borghini dall’erudizione cit., pp. 191-259);
G. Folena, voce Borghini, Vincenzio in Dizionario biografico degli italiani, XII, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, pp. 680-689;
M. Pozzi, Il pensiero linguistico di Vincenzio Borghini, «Giornale storico della letteratura italiana», I (1971),148 pp. 216-294; II, ivi, 149, pp. 207-68;
J. Woodhouse, Tra glottologia e genealogia: lo storicismo civico-patriottico di Vincenzio Borghini., in L’Accademia della Crusca per Giovanni Nencioni, Firenze, Le Lettere, 2002;
G. Belloni e R. Drusi (a cura di) Vincenzo Borghini, Filologia e Invenzione nella Firenze di Cosimo I, Firenze, Olschki, 2002;
G.  Bertoli e R. Drusi (a cura di), Fra lo Spedale e il Principe : Vincenzo Borghini, filologia e invenzione nella Firenze di Cosimo 1. Atti del convegno (Firenze, 21-22 marzo 2002), Padova, Il Poligrafo, 2002.