Matteo Palmieri
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Nacque a Firenze nel 1406, da una famiglia del ceto medio cittadino: il padre era speziale, e non godeva di una posizione politica significativa. Nella prima giovinezza seguì probabilmente le orme del padre, ma presto abbandonò la tradizione artigiana della famiglia, dedicandosi piuttosto al commercio, specialmente dopo la prematura morte del padre nel 1428 che lo lasciò unico responsabile delle sorti della famiglia. La sua prima passione furono tuttavia gli studi letterari: cresciuto a stretto contatto con la generazione del primo Rinascimento fiorentino, fu allievo di Carlo Marsuppini, e probabilmente studiò con Ambrogio Traversari e l’Argiropulo.
La sua carriera politica iniziò nel 1432 con l’assunzione di incarichi tecnici nelle istituzioni del Comune, ma ebbe un’accelerazione dopo la balìa medicea del 1434, partecipando alla quale il Palmieri sancì la convinta adesione al regime di Cosimo il Vecchio. Già noto per le doti letterarie e le capacità oratorie, compì una lunga serie di viaggi come ambasciatore di Firenze a Bologna, Perugia, Roma, Siena, Napoli e Milano. Fermo assertore dei valori della tradizione repubblicana, guardò con freddezza alle tendenze principesche di Piero di Cosimo, auspicando nella figura del Magnifico un regime più rispettoso alle libertà cittadine. In vecchiaia si ritirò tuttavia dall’attività pubblica per dedicarsi alle opere storiche e letterarie, cui lavorò fino alla morte nel 1475.
La sua opera più nota è la Vita civile, un dialogo sui valori della ben ordinata repubblica, composto poco dopo il ritorno di Cosimo de’ Medici dall’esilio nel 1434; il Palmieri si cimentò tuttavia anche nella poesia teologica: a partire dal 1455 e per circa un decennio lavorò alla Città di vita, un poema di chiarissima ispirazione dantesca, che dopo la morte dell’autore venne giudicato eretico per la sua dipendenza dalle dottrine platoniche sull’anima individuale. Oltre ad una Storia fiorentina dal 1429 al 1474, rimasta inedita, compilò nel corso di vari decenni un codice di Ricordi Fiscali, nel quale raccolse la dettagliatissima memoria dei provvedimenti fiscali presi dalla Repubblica a partire dall’istituzione del Catasto nel 1427, e il resoconto dei suoi investimenti nel debito pubblico fino a pochi mesi dalla morte. Nonostante la loro densità non sempre agile alla lettura, i Ricordi Fiscali sono diventati – grazie agli studi di Elio Conti – un punto di riferimento essenziale per lo studio delle finanze cittadine e quindi della storia interna di Firenze nel XV secolo.

Opere
Ricordi fiscali (1427-1474), a cura di E. Conti, Roma, ISIME, 1983;
Vita civile, a cura di G. Belloni, Firenze, Istituto nazionale di studi sul Rinascimento, 1982.

Studi su Matteo Palmieri
A. Messeri, Matteo Palmieri cittadino di Firenze del secolo XV, «Archivio storico italiano», LII (1894), pp. 256-340.