22 dicembre 1861: un Regio Decreto costituisce il nucleo portante della Biblioteca Nazionale

Immagine di copertina:

L'ingresso della biblioteca nazionale centrale di Firenze



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di  Gian Luca Corradi

 

La biblioteca

Era il 22 dicembre 1861 quando a Firenze con Regio Decreto n. 213 furono unite la raccolta libraria dell’erudito bibliofilo, nonché bibliotecario di casa Medici, Antonio Magliabechi e la Biblioteca Palatina (cioè “di palazzo”) dei Lorena dando in questo modo vita alla prima Biblioteca Nazionale del neonato Regno d’Italia. Questa andava così a costituire un insieme di eccezionale interesse per il consistente patrimonio librario conservato, già da allora la maggiore tra le biblioteche italiane e una delle più importanti tra quelle europee.

 

Il primo nucleo della Biblioteca traeva origine dalla volontà del Magliabechi di lasciare alla sua morte nel 1714 la sua straordinaria raccolta di oltre trentamila volumi ai fiorentini, per farla così diventare la prima biblioteca pubblica cittadina e promuovere gli studi anche tra i meno abbienti “a beneficio universale della città e specialmente per li poveri”, come ebbe a sottolineare nel suo testamento.

Il decreto di unificazione emanato per volere dell’allora ministro dell’Istruzione Francesco De Sanctis, firmato congiuntamente al re Vittorio Emanuele II appena all’indomani della raggiunta unità nazionale, dava ulteriore sostegno al desiderio di affermare il carattere unitario del nuovo Stato italiano. Veniva in questo modo ad integrarsi la Biblioteca Magliabechiana con la grande Biblioteca Palatina collocata a Palazzo Pitti. Trovarono così una casa comune, tra le tante raccolte librarie, i codici Bandinelli, i libri Baldovinetti, gli autografi Gonnelli, la libreria Torri, la raccolta De Sinner (autografi leopardiani) e, soprattutto i manoscritti di Galileo e i codici Panciatichiani. Primo direttore della nuova biblioteca fu Atto Vannucci, patriota e professore all’Istituto di Studi Superiori, che già dal 1859 era a capo della Magliabechiana.

 

Particolare della facciata

Il progetto di riunificazione in un solo edificio richiese alcuni anni e si concretizzò solo alla fine del 1866 quando fu restaurata l’antica Caserma dei Veliti, attigua all’edificio che ospitava la Magliabechiana al secondo piano nel complesso degli Uffizi. Dopo l’Unità d’Italia anche l’appena sorta Biblioteca Nazionale giocò un ruolo assai importante nel processo di formazione e radicamento del sentimento di identità nazionale, in particolare con la partecipazione a due importanti celebrazioni dedicate a Dante (1865) e a Machiavelli (1869). Le opere esposte dei due grandi fiorentini – tra lingua, letteratura e politica – risultarono anch’esse tappe fondamentali e strumenti nella creazione di un’idea unitaria del paese.

 

Intanto il patrimonio librario della Nazionale, oltre ai tanti lasciti e donazioni di biblioteche private, andava arricchendosi in virtù anche delle leggi di soppressione delle congregazioni religiose e dal relativo incameramento dei loro beni, comprese le raccolte librarie delle biblioteche conventuali.

L’importanza delle sue raccolte e il prestigio acquisito dalla Nazionale ebbero definitiva conferma con l’entrata in vigore della legge Bargoni, dal nome dell’allora ministro dell’Istruzione, sul deposito legale obbligatorio degli stampati esteso dal Granducato a tutto il Regno. Il Regio Decreto 25.XI.1869, n. 5368 sul Riordino delle Biblioteche governative del Regno, preceduto dalle relazioni della commissione di studio conosciuta come “Commissione Cibrario”, obbligava a consegnare una copia di ogni opera pubblicata in Italia alla maggiore biblioteca fiorentina.

Era così inevitabile che nel 1885 per evidenziarla rispetto alle altre Biblioteche Nazionali all’Istituto fosse aggiunta la definizione di “Centrale” che in base al Regolamento per le biblioteche pubbliche governative gli attribuiva il compito, tramite le sue raccolte, di rappresentare e conservare al meglio il patrimonio editoriale italiano.

 

La Sala Manoscritti

Il 15 gennaio 1886 usciva a cura della Biblioteca il primo numero del “Bollettino bibliografico delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa” che viene pubblicato ancor oggi. Anche se dal 1958 ha cambiato titolo in “Bibliografia Nazionale Italiana” ha sempre la funzione di catalogare nella sua quasi totalità l’intera produzione libraria italiana.

 

I vecchi locali della Biblioteca agli Uffizi non erano più sufficienti a contenere l’incessante incremento della produzione editoriale italiana. Così nel 1911 venne posta la prima pietra del nuovo edificio – l’attuale sede di piazza Cavalleggeri, uno dei rari esempi di edilizia bibliotecaria – progettato dall’architetto Cesare Bazzani, che sarà poi inaugurato solo nell’ottobre del 1935 dal re Vittorio Emanuele III (e nella stessa giornata la stazione ferroviaria di Santa Maria Novella), dopo una lunga interruzione dovuta alla prima guerra mondiale e alle difficoltà di esproprio dei terreni.

L’alluvione del 4 novembre 1966 causò innumerevoli danni al patrimonio della Biblioteca che divenne il triste simbolo – assieme al Crocifisso di Cimabue del vicino convento di Santa Croce – della drammatica evenienza. Questo tragico evento, che causò danni a più di un milione di volumi, richiamò a Firenze migliaia di giovani volontari da ogni parte d’Italia e dal resto del mondo (Angeli del fango) che accorsero per prestare aiuto nelle prime opere di salvataggio delle opere danneggiate. I danni maggiori riguardarono in particolar modo i fondi Magliabechiano e Palatino, oltre alla raccolta delle carte geografiche e delle miscellanee. Parte rilevante dei fondi danneggiati sono stati recuperati ad opera di un Centro di restauro appositamente creato, ma una parte consistente è purtroppo andata definitivamente perduta.

La biblioteca è parte integrante del Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN) che ha come obiettivo l’automazione dei servizi bibliotecari e la costruzione di un indice nazionale in rete delle raccolte librarie possedute dalle biblioteche italiane.

 

La Sala di Lettura “Emanuele Casamassima”

Centro nevralgico della cultura italiana, l’Istituto ha da sempre legato la sua storia anche alle vicende della città e conserva oggi oltre a sei milioni di volumi a stampa e a più di centoventimila testate di periodici, ben venticinquemila manoscritti, quattromila incunaboli, ventinovemila edizioni del XVI secolo e oltre un milione di lettere e autografi.

 

Le scaffalature dei depositi librari si estendono per oltre centoventi chilometri lineari, con un incremento annuo di circa un chilometro e mezzo. La Biblioteca ha anche avviato diversi progetti di digitalizzazione dei propri fondi librari antichi e moderni, e a partire dagli inizi degli anni Novanta e a oggi sono oltre tre milioni le immagini digitali acquisite e archiviate. Sempre a questo riguardo la Nazionale ha da poco avviato un progetto per la ulteriore digitalizzazione di un milione di opere non soggette a copyright pubblicate dal 1701 alla fine dell’Ottocento.

La Biblioteca rimase alle dirette dipendenze del Ministero della Pubblica Istruzione fino al 1974, quando passò al Ministero per i beni culturali e ambientali divenuto poi nel 1998 Ministero per i beni e le attività culturali.

La Biblioteca, impegnata da sempre in un difficile compito tra conservazione e consultazione, è ancora oggi depositaria di tanti tesori rappresentativi della cultura e dell’identità italiana, dai manoscritti del X secolo agli autografi dei maggiori letterati italiani, dai fondi musicali alle raccolte d’incisioni e stampe, dai libri d’artista alle collezioni digitali.

Nonostante l’annoso e irrisolto problema relativo alla carenza di risorse umane ed economiche, gli elevati costi di gestione e manutenzione di un edificio storico che necessita di continui interventi e la continua ricerca di nuovi spazi idonei alla conservazione delle pubblicazioni, la Biblioteca – al pari delle altre biblioteche nazionali d’importanti paesi –  continua a svolgere  un ruolo di estrema importanza nell’affrontare e garantire un futuro da ricordare.

 

 

 

Bibliografia

 

C. Rotondi, La Biblioteca Nazionale di Firenze dal 1861 al 1870, Firenze, Associazione italiana biblioteche-Sezione toscana, 1967

 

C. Guiducci Bonanni, La Biblioteca Nazionale Centrale, in P. Gori Savellini (a cura di), Firenze nella cultura italiana del Novecento, Atti del convegno (Firenze 1990), Firenze, Festina Lente, 1993, pp. 69-99

 

1861/2011: l’Italia unita e la sua Biblioteca, Catalogo della mostra (Firenze 2011-2012), Firenze, Polistampa, 2011

 

Elenko dei link

 


Come citare questo articolo: Gian Luca Corradi, 22 dicembre 1861: un Regio Decreto costituisce il nucleo portante della Biblioteca Nazionale, in "Portale Storia di Firenze", Dicembre 2015, https://www.storiadifirenze.org/?temadelmese=22-dicembre-1861-un-regio-decreto-unisce-le-biblioteche-palatina-e-magliabechiana-per-formare-il-nucleo-portante-della-biblioteca-nazionale
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