di Zeffiro Ciuffoletti (Università di Firenze)
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Il cibo è cultura, anzi è la base della cultura insieme alla lingua e all’arte. La tavola è simbolo di socialità, ma anche di identità. Un buon ristorante non può non essere anche un luogo di incontro e la tavola è, più di ogni altro, il luogo dove si incrociano valori e ideologie, si scambiano segni e messaggi e si esprimono sentimenti, gusti e passioni. Da Latini si incontrano genti diverse che parlano lingue diverse, ma che infine cercano nel cibo valenze simboliche e culturali che rimandano a Firenze e alle campagne toscane, ma naturalmente anche all’Italia, poiché la storia di Firenze è parte integrante e costitutiva dell’idea d’Italia, sia per gli stessi italiani che per gli stranieri. La «semantica della tavola» che si esprime nell’Antica Fiaschetteria mescola inevitabilmente esperienze diverse, che si confrontano e si misurano con la tradizione toscana della convivialità e della identità gastronomica.
Così è potuto accadere che Narciso Latini, un uomo umile, concreto e dallo sguardo lungo, nascondesse, sotto la scorza dura dell’oste, una sincera passione per la cultura, trasmessa peraltro ai suoi figli, in particolar modo Torello, che è diventato bibliofilo e collezionista di libri. Tra gli scaffali della sua libreria figurava addirittura Lo scalco alla moderna, ovvero l’arte di ben disporre i conviti, composto da Antonio Latini ed edito a Napoli nel 1694. Un volume rarissimo, uno degli ultimi trattati della grande tradizione rinascimentale italiana, prima dell’avvento della grande trattatistica francese. Lo scalco alla moderna fu «clonato» da Mauro Pagliai e riprodotto per conto di Torello Latini in cinquecento esemplari numerati, che dal 2007 vengono consegnati ai vincitori del Premio Latini insieme all’immancabile prosciutto, parente di quelli che pendono dal soffitto del ristorante come parte dell’arredamento. Sono veri e sembrano finti, in realtà sono stupendi per stagionatura e sapore, come del resto la «finocchiona» e gli altri salumi toscani che vengono sempre offerti insieme ai crostini come antipasto.
Ma torniamo a Narciso Latini e alla nascita del Premio, che non va ai libri, bensì alla personalità di scrittori, giornalisti, editori, storici, cineasti, direttori di giornali etc. Diamo la parola allo scrittore Mario Graziano Parri, amico del Latini e primo storico del Premio: «C’era una volta. È la immancabile (e provvidenziale) parabola cui sono soggette le umane cose. Qualcuno pensa alla respirazione bocca a bocca. Fiato sprecato, è il caso di dire. Era nato da una costola, e come la donna della Dodicesima notte ha preso a declinare nel punto della massima fioritura. Corre il 1981, a settembre Spadolini ha appena messo in piedi il primo governo “laico” e in quello stesso mese (ma non si cerchi il nesso) un gruppetto di amici fiorentini è a Verona al Premio Dodici Apostoli che si celebra nel rinomato ristorante omonimo. Perché non anche da noi? Ci sarà pure a Firenze una locanda, una osteria, una taverna che strizzi l’occhio alla cultura. L’amico Cesati che dirigeva all’epoca la memorabile libreria Seeber in via Tornabuoni (con Montenapoleone e Via Veneto la strada allora del gotha mondano) bussò a vari restaurant, collezionando calorosi no. La sanno lunga gli osti, guelfi o ghibellini che siano: “Carmina non dant panem”, la loro insegna. Finché non si imbatté in una frotta di turisti, baedeker alla mano, i quali domandavano a destra e a sinistra: Where is the David? Where is Latini’s? E gli si accese la lampadina. Come non averci pensato prima…?, da Il Latini: la minestra di farro di Narciso, la solita ribollita, le penne strascicate, il gran carré di ròsbiffe, il gelato di Certaldo. In cucina il la lo dava la signora Maria, la moglie di Narciso; in sala, i grands commis erano i figli Giovanni e Torello. E Narciso non se lo fa dire due volte, apparecchia la tavola per la giuria di un Premio consistente in un prosciutto dei suoi.
La congrega si forma con il passaparola. Nessun conciliabolo. Nessuna graziosa elargizione. Nessun calcolo. Con Augusto Cesati, si siedono a cena Breddo, Griffo, Listri, Luti, Luzi, Macrì, Pampaloni, Parri, Ricchi, Saviane, Vannucci. E il pendolare Cesare Marchi, il tredicesimo, trait d’union con i Dodici di Verona. Un direttore di Accademia di Belle Arti, un narratore, un giornalista culturale, un italianista, un poeta, uno storico della letteratura, un critico militante, un direttore di testata radiofonica, un inviato Rai, un romanziere, un pubblicista. E il tredicesimo, una firma del «Corriere». L’antesignano dei premiati, nel maggio dell’82 (un lunedì, giorno di chiusura al pubblico del Latini), è Montanelli. Che sulle prima si mostra interdetto: Firenze che dà riconoscimento a un suo figliolo?, ci dev’essere qualcosa sotto!» Negli anni successivi furono premiati Sanminiatelli, Maria Bellonci, Bo, Soldati, Spadolini, Sciascia, Tobino, Gina Lagorio, Zanzotto, Maria Corti, Garin, Biagi, Coccioli, Lidia Storoni Mazzolani, Rigoni Stern, Afeltra, Garboli, Luzi, Franco Cardini, Sergio Romano, Valerio Massimo Manfredi.
«Il Premio Latini, quindi, fu – continua Parri – per vari anni l’”evento” letterario più affollato». I posti a tavola non erano riservati cosicché poteva capitare che rimanesse in piedi un membro della giuria per far posto al prefetto, al sindaco, al sottosegretario, al rettore. Spadolini fu una presenza costante a prescindere dagli incarichi politici: a lui, anche se si produceva solo in un’apparizione, ovviamente una sedia si lasciava. Un premio che per vari anni fu, come anche oggi che è risorto a nuova vita con Torello Latini, un evento culturale affollato e ambito, anche perché non ci sono dietro i giochi e i narcisismi tipici dei premi letterari. Ieri come oggi il premio Latini è un premio alla personalità e alla convivialità con un pizzico di toscanità. La grande “cena” del Premio Latini è, infatti, una rimpatriata e, a volte, un omaggio ai toscani e ai fiorentini famosi nel mondo per la dottrina e le opere. «Il Premio Latini – per dirla ancora con Parri – resta l’emblema di una stagione non invasa dai fast food, il cibo svelto che non fa sognare (Camporesi). E di una letteratura non da best seller la quale riusciva ancora a far sognare. Oggi che i premi (letterari) hanno statuti, presidenti, vicepresidenti, segretarie votanti (sono già quattro voti, quello del presidente vale per due), un prosciutto sarebbe il solo riconoscimento che non disonorerebbe chi lo vincesse. Ma l’onore, lo si sa, dipende dall’ora che segna l’orologio».
Oggi sono passati trent’anni. Il Premio Latini continua la sua vita, che non fa clamore per le cinquine e le polemiche, ma per la scelta di personaggi che valgono per Firenze e per l’Italia nei campi più vari e diversi. Non c’è più una giuria formale, ma un gruppo di amici che, insieme a Torello, si è fatto più o meno interprete dello spirito del premio, che è e rimane semplice e popolare e che, proprio per questo, riesce ancora a ripetersi ogni anno come una grande festa fiorentina, un pranzo offerto da Latini alla cultura italiana e alla civiltà della tavola. Fra gli amici del Latini figurano attualmente Carlo Cambi, Cosimo Ceccuti, Zeffiro Ciuffoletti, Stefano Cordero di Montezemolo, Giacomo Tachis e tanti altri ancora. La lista dei premiati si è allungata con nuovi nomi. Tuttavia il gusto e la «semantica della tavola» del Latini sono rimasti gli stessi: cultura “soda”, semplicità senza retorica e senza pompa.
Letture di approfondimento
- Lo scalco alla moderna, ovvero l’arte di ben disporre i conviti, Napoli, 1694. Ristampa anastatica con introduzione di Z. Ciuffoletti, Firenze, Polistampa, 2004
- M.G. Parri, Bloc Notes, in «Caffè Michelangiolo», anno X/3, settembre-dicembre 2005
Elenco dei link in ordine di citazione (il loro funzionamento è stato verificato il 1° settembre 2013):
- Note biografiche su Gastone Breddo
- Note biografiche su Mario Luzi
- Note biografiche su Oreste Macrì
- Note biografiche su Indro Montanelli
- Note biografiche su Bino Sanminiatelli
- Note biografiche su Maria Bellonci
- Note biografiche su Carlo Bo
- Note biografiche su Mario Soldati
- Note biografiche su Giovanni Spadolini
- Note biografiche su Leonardo Sciascia
- Note biografiche su Mario Tobino
- Note biografiche su Gina Lagorio
- Note biografiche su Andrea Zanzotto
- Note biografiche su Maria Corti
- Note biografiche su Eugenio Garin
- Note biografiche su Enzo Biagi
- Note biografiche su Carlo Coccioli
- Note biografiche su Mario Rigoni Stern
- Note biografiche su Gaetano Afeltra
- Note biografiche su Cesare Garboli
- Note biografiche su Franco Cardini
- Note biografiche su Sergio Romano
- Note biografiche su Valerio Massimo Manfredi
Come citare questo articolo: Zeffiro Ciuffoletti, Settembre 2013: il trentennale del “Premio Latini”, in "Portale Storia di Firenze", Settembre 2013, https://www.storiadifirenze.org/?temadelmese=settembre-2013-il-trentennale-del-premio-latini
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