2 gennaio 1971: muore Giovanni Battista Giorgini

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di Letizia Pagliai – Università di Pisa

[Le parole evidenziate nel testo rinviano a link esterni elencati in fondo alla pagina]

G.B. Giorgini nel 1954 assegna la Stella della solidarietà nazionale per meriti verso la moda italiana a Sally Kirkland, giornalista della stampa estera («Life», «Time») (per cortese concessione dell’Archivio Giorgini)

«Ambasciatore del Made in Italy»: così i giornali chiamavano Giovanni Battista Giorgini negli anni ’50-’60 e così è ancora oggi noto. Pochi sanno però che Giorgini fu antesignano nella promozione oltreoceano di quell’artigianato artistico che avrebbe contribuito a rendere Firenze un punto di riferimento dell’esportazione italiana negli Stati Uniti. Fu anche grazie a lui che gli High Fashion Shows – con Pucci, Capucci, le Sorelle Fontana, Schuberth, Carosa, Guidi, Simonetta – poterono diventare una delle rappresentazioni più vive ed efficaci della fiorentinità presso il pubblico americano.
Giovanni Battista Giorgini nasce al Forte dei Marmi il 25 agosto 1898, da Vittorio (1860-1919), possidente e industriale del marmo di Massa (F.lli Giorgini), e da Florence Rochat (1860-1942), valdese originaria della Svizzera francofona. ‘Bista’ cresce in una famiglia agiata, imparentata con Alessandro Manzoni, e sorretta da alti valori risorgimentali (il prozio, suo omonimo, aveva combattuto nel battaglione universitario pisano nel 1848, mentre il di lui fratello Carlo con i volontari toscani a Montanara). Compie gli studi classici a Pisa e trascorre la giovinezza in Versilia in un ambiente colto e cosmopolita.

Cartoncino d'invito della sfilata organizzata da Giorgini per il "Centro di Firenze per la Moda Italiana", Palazzo Pitti, 22-25 luglio 1957 (per cortese concessione dell’Archivio Giorgini)

Volontario diciassettenne in fanteria, durante la Grande Guerra entra in contatto con l’attività a favore dei soldati, dei prigionieri di guerra e dei rifugiati promossa dall’Associazione Cristiana dei Giovani, corrispettivo italiano dell’organizzazione cristiano-evangelica Young Men’s Christian Association, fondando poi la sezione fiorentina. Nel 1921 sposa Zaira Augusta Nanni, dalla quale avrà tre figli (Graziella, Vittorio e Matilde). Nel dicembre dell’anno successivo segue il consiglio del cugino Alberto Passigli e si trasferisce a Firenze, dove decide di mettere a frutto le competenze acquisite sui mercati esteri nell’impresa dei marmi di famiglia, stabilendo il suo primo ufficio d’affari (“G.B. Giorgini & Co. import-export”) in via Calzaioli 9. La sua casa di via Maggio 13, nel palazzo Ridolfi, diventa punto di ritrovo di musicisti di fama internazionale, fra i quali il pianista svizzero Alfred Cortot, il violoncellista spagnolo Pablo Casals, il violinista Jacques Thibaut, direttori d’orchestra come Vittorio Gui e Fernando Previtali.
Durante il Ventennio Giorgini è impegnato nel mondo italiano e statunitense sia come buyer (commissionario per l’estero) di prodotti dell’artigianato artistico tradizionale e dell’antiquariato, sia come presidente dell’Associazione Cristiana dei Giovani (dal 1924 al 1931 ca.). Compie anche, nel novembre-dicembre 1924, il primo viaggio commerciale negli Stati Uniti facendo tappa a New York, Columbus, St. Louis, Denver, Chicago e Buffalo. In questa occasione coglie «in che bassa opinione pubblica fossero tenuti gli esportatori italiani in generale» (la citazione è tratta da un ricordo ufficiale) e vive l’umiliazione di dover «andare elemosinando il lavoro, di porta in porta, a caso. Ed era così umiliante sentirsi rispondere ‘no’» (anche queste sono sue parole, in una testimonianza privata). Dopo questi primi rifiuti, Giorgini inizia fondamentali frequentazioni a New York con rappresentanti della Casa Italiana della Columbia University, dell’Italy America Society, dell’Ymca; ma soprattutto avvia la costruzione di una rete commerciale internazionale che annovera i migliori department stores sul suolo americano.

Una sfilata nella Sala Bianca di Pitti, 1953 (per cortese concessione dell’Archivio Giorgini)

Rispetto ad altri buyers italiani, Giorgini emerge per la capacità di individuare e saper presentare sul mercato statunitense prodotti italiani di qualità artigianale superiore a quella di corrispettivi manufatti europei; capacità alimentata anche dall’assidua frequentazione di personalità come Gio Ponti e Primo Conti e da una clientela che annovera personalità quali l’antiquario Joseph Duveen e Harold Acton.
Le conseguenze del crack del 1929 su molti suoi clienti americani e l’instaurarsi del regime autarchico in Italia lo costringono a chiudere il suo ufficio di New York e a vendere sia la casa di via Maggio che la villa medicea “La Topaia”, sopra Castello. Nel 1936, in una situazione finanziaria precaria, si trasferisce su Lungarno Corsini 2, all’ultimo piano di quel palazzo dei Masetti Castelbarco che era stato abitato per un periodo da Vittorio Alfieri. Avrà vita breve l’apertura di un ufficio acquisti a Barcellona e non conseguirà fortuna il pioneristico tentativo di vendere mobilia contemporanea, antiquariato e artigianato artistico nel negozio “Le Tre Stanze” al pianterreno di palazzo Capponi, così come altre attività interrotte alle prime avvisaglie della guerra.
Pochi mesi dopo la formazione della Giunta di Liberazione, il Comando Alleato gli affida la direzione dell’Allied Forces Gift Shop di Firenze (ottobre 1944-marzo 1946), per la vendita esclusiva di merci alle truppe angloamericane. Giorgini affitta allora gli ampi locali della ottocentesca profumeria Luigi Franzi in via Calzaiuoli, poi magazzini Quarantotto, richiamando all’opera quegli artigiani che conosceva da lunga data e sistemandoli in alcuni stands allestiti all’interno del vasto salone d’ingresso.
Quando, alla metà del 1946, molte grandi Case americane lo contattano per riallacciare i legami interrotti dal conflitto, Giorgini riprende l’attività di import-export dall’ufficio dello storico palazzo Bartolini Salimbeni in piazza Santa Trinita. A Firenze si stabilisce nella dimora del giardino Torrigiani in via de’ Serragli 144.

Giovan Battista Giorgini

Nel marzo 1947 costituisce la società a responsabilità limitata “G.B. Giorgini”, allo scopo di rappresentare «Case nazionali ed estere per l’esportazione e l’importazione». Tra i suoi clienti troviamo i nomi più importanti nel panorama internazionale della vendita al dettaglio: I. Magnin (San Francisco), B. Altman (New York), Bergdorf Goodman (New York), Henry Morgan (Montreal) e Tiffany & C. Dal 12 al 14 febbraio 1951 ha luogo lo storico First Italiana High Fashion Show davanti ai rappresentanti della stampa, in presenza dei compratori stranieri, giunti per valutare se gli abiti proposti non ricalcassero modelli francesi. Si tratta di un evento di eccezionale importanza per la storia della moda italiana, così come la nascita di Centro di Firenze per la Moda italiana nel 1954, diretto da Mario Vannini Parenti, che vede Bista Giorgini suo principale ispiratore.
Giorgini muore a Firenze, nella sua dimora di via de’ Serragli, fra gli arredi della sua imponente collezione personale formata da pitture, mobili, maioliche, porcellane ed argenti dal XVI al XIX secolo; è tumulato presso il cimitero interreligioso degli Allori in via Senese. A Giorgini viene oggi concordemente riconosciuto il merito di aver dato un contributo fondamentale all’industria della moda italiana e, in particolare, di aver saputo riconoscere e valorizzare le potenzialità di Firenze per l’instaurarsi di un nuovo settore del mercato nazionale.

Letture di approfondimento

L. Pagliai, Unionismo fiorentino negli anni Venti. L’Associazione Cristiana dei Giovani di Firenze, «Annali di storia di Firenze», VII, 2012, pp. 191-229.
Ead., La Firenze di Giovanni Battista Giorgini. Artigianato e moda fra Italia e Stati Uniti. / Florence at the time of Giovanni Battista Giorgini. Arts, Crafts and Fashion in Italy and the United States, Firenze, Edifir, 2011.
G. Vergani, La Sala Bianca: nascita della moda italiana, a cura di G. Malossi, Milano, Electa, 1992, pp. 23-82.
G. Chesne Dauphiné Griffo, G.B. Giorgini: la nascita di una moda italiana, in La moda italiana, vol. I. Le origini dell’Alta Moda e la maglieria, a cura di G. Bianchino et al., Milano, Electa, 1987, pp. 66-71.

Elenco dei link in ordine di citazione

 

 


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