7 gennaio 1411: 60.000 fiorini e Cortona è fiorentina

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di Gabriele Taddei (Portale Storia di Firenze)

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veduta area di Cortona

Il 7 gennaio 1411 Ladisalo di Durazzo re di Napoli, dietro versamento di una somma di 60.000 fiorini d’oro, cedeva alla Repubblica di Firenze la città ed il contado di Cortona di cui egli era entrato in possesso nel giugno 1409.

 

Dacché nove anni prima era morto Gian Galeazzo Visconti, signore di Milano e temutissimo avversario della città del Giglio, per quest’ultima l’ambizioso sovrano napoletano, figlio di Carlo III d’Angiò e Margherita di Durazzo, aveva rappresentato il principale e più fornito rivale.

 

Lontani, infatti, i tempi di Carlo I e dei suoi diretti successori, durante i quali il trono napoletano e la casata angioina si erano qualificati come referenti politici del tutto privilegiati per la città di Firenze, più volte datasi in signoria ai sovrani meridionali. La guerra di Sicilia prima e le fratture che si erano verificate in seno alla dinastia sul finire del XIV secolo, da un lato, avevano privato il trono napoletano dell’autorità necessaria a rappresentare per Firenze un garante politico-militare contro i propri rivali, dall’altro, avevano costretto la stessa città a prendere campo ora con uno ora con l’altro fra i pretendenti al trono. Dopo l’assassinio della regina Giovanna I nel 1382, Firenze aveva palesato preferenze per il ramo d’Angiò-Provenza (invero non direttamente discendente da Carlo I) rivale di quello d’Angiò-Durazzo al quale apparteneva Ladislao. E quando questi riuscì a prevalere sul suo contendente Luigi II, ottenendo nel 1389, anche formalmente, il riconoscimento del proprio titolo reale, l’inimicizia con i gigliati era di fatto scontata.

 

 

stemma araldico della famiglia Angiò-Durazzo

Le tensioni tra la Signoria ed il Re, nel contesto di un nuovo assetto politico che, dopo la morte di Gian Galezzo, vedeva Milano versare in condizioni di estrema debolezza, Firenze e la Serenissima legate da saldi rapporti diplomatici, s’erano comunque infiammate anche in conseguenza del Grande Scisma che agitava la Chiesa.

 

L’opposizione tra Benedetto XIII e Gregorio XII garantiva infatti a Ladislao pesanti ingerenze sullo Stato pontificio che si concretizzarono nella conquista di Ascoli del 1407, nell’acquisizione l’anno successivo di Perugia e dell’intero Patrimonium Sancti Petri in Tuscia, infine – appunto – in quella di Cortona, città dalla quale il sovrano napoletano aveva spodestato Aloigi, ultimo signore della famiglia Casali. E dal centro chianese Ladislao s’era presto impegnato in una serie di fastidiose scorrerie che avevano investito il contado di Arezzo, già annesso alla Repubblica fiorentina, e quello di Siena, città comunque amica.

 

La misura era colma e nel giugno 1409 Firenze si fece promotrice di un’alleanza antidurazzesca che annoverò, oltre ai senesi, Luigi II d’Angiò pretendente e rivale di Ladislao, nonché il nuovo pontefice Alessandro V, eletto al concilio di Pisa per sostituirsi ai due precedenti ed opposti pontefici Gregorio XII e Benedetto XIII. Fu in conseguenza dell’offensiva scatenata che il Durazzo accettò nel gennaio 1411 di cedere la città di Cortona ai fiorentini ritirando tutte le proprie truppe che si fossero trovate a nord di Roma, con la sola eccezione di quelle presenti nella città di Perugia.

L’acquisizione conseguita con l’esborso di 60.000 fiorini non fu poi particolarmente rilevante; il territorio soggetto a Cortona ammontava a circa 350 Kmq, ma garantiva il possesso di una città che, con i suoi 3.250 abitanti, avrebbe rappresentato uno tra i più popolosi centri di tutto il nascente Stato territoriale. Essa garantiva inoltre il possesso di Valiano, principale guado sulla Chiana, permetteva di ricongiungere l’enclave di Montepulciano al resto del distretto fiorentino e di spostare ancor più a sud i confini della Repubblica ponendo i contadi di Arezzo e Castiglion Fiorentino in posizioni relativamente protette.

Dopo l’acquisizione di Pistoia del 1331, quella di Volterra del 1361, di Arezzo del 1384 e di Pisa del 1406, lo Stato fiorentino compì un ulteriore passo verso la strada che lo avrebbe portato a delineare in modo definitivo il proprio territorio: di ciò che oggi chiamiamo Toscana mancavano ancora soltanto Siena, conquistata nel 1555, e quella città di Lucca sulla quale i Fiorentini non sarebbero mai riusciti ad imporre il proprio dominio.

 

Bibliografia essenziale

  • C. Perol, Cortona, pouvoirs et sociétés aux confins de la Toscane XVe-XVIe siècle, Rome, École Française de Rome, 2004 (trad. it. Milano 2008)
  • G. Mancini, Cortona nel Medio Evo, Firenze, Carnesecchi, 1897 (ristampa anastatica. Roma, Multigrafica, 1969)

 

 

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