Novembre 1515: l’entrata di Leone X a Firenze

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di Emanuela Ferretti (Università di Firenze)

[Le parole evidenziate nel testo rinviano a link esterni elencati in fondo alla pagina]

 

 

Giorgio Vasari, Giovanni Stradano, L’ingresso di papa Leone X a Firenze nel 1515, Firenze, Palazzo Vecchio, Appartamento di Leone X, 1555-1562

Il 30 novembre 1515 papa Leone X, al secolo Giovanni di Lorenzo de’ Medici, entra trionfalmente a Firenze, accolto da un articolato programma celebrativo che coinvolge la città, percorsa da sud-ovest a nord-est, secondo un itinerario simbolico pianificato con cura in tutte le sue parti. Si tratta di un percorso encomiastico – incentrato sull’esaltazione del papa e della sua famiglia, oltre che sull’enfatizzazione del legame fra Firenze e Roma – che attraversa le strade e le piazze, punteggiato da apparati effimeri di significato politico-culturale e di qualità artistico-architettonica, immaginifico suggello della riconquistata egemonia medicea sulla città, dopo il “sacco” di Prato e la cacciata di Pier Soderini nel 1512.

 

Con la mobilitazione di una schiera folta di artisti e artigiani, vengono realizzate installazioni temporanee che declinano vari temi compositivi, in un’osmotica connessione fra i mondi del teatro, dell’architettura e dell’arte: archi di trionfo, sculture celebrative, elementi simbolici di snodo, ornamenti delle facciate determinano una trasformazione della scena urbana che, se pur temporanea, rappresenta un episodio fondamentale, nella storia di Firenze, per le relazioni fra progettazione a scala urbana e artifici del teatro e della festa tipici del Rinascimento e del Barocco. Questo episodio festivo è ben conosciuto grazie alle numerose descrizioni che ne furono date da letterati e diplomatici.

Vale la pena ricordare che gli apparati sono creati in meno di un mese, in quanto il passaggio del pontefice per Firenze, nell’ambito del suo viaggio a Bologna per incontrare il re di Francia Francesco I Valois, è confermato solo ai primi di novembre del 1515. La regia è affidata in tutto e per tutto alla cognata del papa, Alfonsina Orsini, vedova di Piero di Lorenzo de Medici. Alti prelati, vicini al papa, svolgono un ruolo di contatto fra Firenze e la Curia: Leone X segue tutte le fasi preparative attraverso personaggi come il cardinale Luigi de Rossi, suo cugino, ritratto insieme all’altro cugino, Giulio de Medici, futuro Clemente VII, nel celebre quadro di Raffaello nella Galleria degli Uffizi. È possibile che l’autore del programma iconologico (cioè il progetto dei contenuti che le figure allegoriche e gli apparati dovevano illustrare), sia da riconoscere in Iacopo Nardi o in Marcello Virgilio Adriani.

 

Raffaello, Ritratto di Leone X con i cugini Giulio de Medici e Luigi de Rossi, Galleria degli Uffizi, Firenze, 1518 circa

Giovanni de’ Medici, terzogenito di Lorenzo il Magnifico, era divenuto cardinale a soli 13 anni, tanto che inizialmente era stato deciso di non rendere pubblico il suo status fino a quando il ragazzo non avesse raggiunto l’età di sedici anni. Giovanni riceve le insegne cardinalizie il 9 marzo 1492, coronando un percorso perseguito dal padre Lorenzo con tenacia, intelligenza politica e notevole impegno economico. “La maggior dignità che fosse mai in casa”: questa celebre espressione di Lorenzo è contenuta nella lettera con cui questi comunica al figlio il conseguimento ufficiale della porpora cardinalizia, raccomandandogli al contempo di onorarla “colla vita vostra santa, esemplare e onesta”. Su Innocenzo VIII, il Magnifico aveva infatti concentrato per anni una forte azione di convincimento, che comprendeva anche il matrimonio della figlia adolescente, Maddalena de’ Medici, con il quarantenne figlio del papa Franceschetto Cibo. Maddalena aveva portato in dote 4.000 fiorini e i feudi di Anguillara, Cerveteri e Santa Severa. Lorenzo si era impegnato anche a estinguere gli ingenti debiti accumulati da Franceschetto in una vita dissoluta.

 

Il Magnifico muore nella villa di Careggi l’8 aprile 1492, poco dopo aver portato a compimento una delle imprese politiche più importanti per l’affermazione della famiglia Medici, che ne segnerà la storia. Il 20 maggio di quell’anno Giovanni torna a Firenze con la carica di cardinale. I fratelli maggiori Piero e Giuliano saranno però esiliati nell’autunno del 1494, e gli ingenti beni della famiglia in città e in campagna saranno confiscati. Nel 1512 Giuliano e il nipote Lorenzo tornano a Firenze e riacquisiscono una posizione centrale nella vita politica cittadina, tanto che Lorenzo nella primavera del 1515 viene nominato capitano dell’esercito fiorentino. Il ritorno è un momento di svolta anche per Giovanni, la prima tappa di una nuova ascesa che culmina con la sua elezione al soglio pontificio con il nome di Leone X, dopo la morte di Giulio II nel 1513.

 

Raffaello, L’incoronazione di Carlo Magno da parte di papa Leone IV, Città del Vaticano. 1515-1516. Nel volto di Leone IV si riconosce il ritratto di Leone X e dunque l’episodio celebra probabilmente il concordato fra Francesco I re di Francia e il papa Medici svoltosi a Bologna nel 1515

Il pontificato è segnato da episodi artistici di grande rilevanza a Roma come a Firenze. Il primo papa Medici è passato alla storia come grande mecenate di artisti quali Raffaello, Michelangelo, Andrea e Iacopo Sansovino, Iacopo Carucci detto il Pontormo e di intellettuali come Pietro Bembo, Angelo Colocci, Tommaso Inghirami, Giano Lascaris. Alcuni di questi artisti sono impegnati, insieme ad altri meno noti, nelle celebrazioni fiorentine del 1515. Un episodio importante che precede le feste del 1515 è rappresentato dagli spettacoli del settembre 1513 a Roma per il conseguimento del patriziato romano da parte del fratello Giuliano e del nipote Lorenzo di Piero, cui pochi anni dopo farà avere il titolo di duca di Urbino. Sul Campidoglio viene per l’occasione allestito un teatro ligneo, “dove ci si dovesse celebrare una solenne messa, con finirsi in musica dilettevole, terminandosi con locubrata oratione”, come recita una relazione contemporanea. È qui che si sottolinea con enfasi il legame Roma-Firenze, che diviene uno dei temi cardine dei successivi apparati fiorentini.

 

Le onoranze tributate a Leone X nella città d’origine rappresentano una prima occasione per la famiglia di dare prova tangibile della riaffermata autorità a Firenze dopo i lunghi anni di esilio. L’episodio diviene un costante riferimento per le cerimonie festive successive, sia per la singolarità dell’arredo urbano sia per la definizione topografica del percorso trionfale. L’itinerario traccia idealmente la pianta-immagine di un contesto urbano che non corrisponde ai confini della città storica, ma allude al quadrilatero della Florentia romana. Si recupera così il mito di Firenze “parva Roma”, che caratterizzava gran parte della letteratura celebrativa delle origini della città, e che proprio con la figura di Leone X acquisisce nuove valenze, rianndodando l’ideale filo rosso che lega le due città ab origine.

L’allestimento effimero di un arco trionfale posto a ridosso della Porta Romana accoglie il pontefice in città: percorrendo via Romana, il corteo incontra poi un secondo arco trionfale che segna l’innesto su via Maggio. Questo importante asse viario, qualificato da palazzi patrizi e salvaguardato nel decoro fin dagli statuti trecenteschi, ha al suo termine un terzo arco di trionfo che introduce al passaggio dell’Arno attraverso il ponte a Santa Trinita. Passato il fiume, sulla sinistra un obelisco ligneo indica la direzione del percorso: si tratta di un esplicito richiamo all’immagine di Roma e una precisa citazione dell’obelisco vaticano. Davanti alla chiesa di Santa Trinita si palesa al papa un “edificio” che ha la funzione di rafforzare l’evocazione del legame fra l’Urbe e Firenze proponendosi all’occhio dell’osservatore come un simulcro di Castel Sant’Angelo, non a caso posto in prossimità di un ponte. L’avvicinamento di Firenze a Roma viene sottolineato poi da un altro signum che Leone incontra nel suo cammino: la colonna coclide al centro di Mercato Nuovo, realizzata a somiglianza della grande colonna Traiana, posta nel cuore dei Fori imperiali.

 

Baccio Bandinelli e Vincenzo de Rossi, Leone X, Firenze, Palazzo Vecchio, Salone dei Cinquecento, dal 1543

Il percorso si addentra quindi nel fulcro politico della città, toccando piazza della Signoria che il papa trova arricchita da una statua di stucco realizzata da Baccio Bandinelli: la Loggia dei Lanzi accoglie infatti una grande figura di Ercole (di quasi 5 metri), eroe tradizionalmente fra i simboli del comune di Firenze, ma anche protagonista della mitografia medicea fin dai tempi di Cosimo il Vecchio. L’elemento più importante nella piazza è l’arco quadrifronte, posto all’angolo di palazzo della Signoria, probabilmente sul luogo ove oggi si vede la fonte del Nettuno. Il perimetro della Florentia romana viene poi percorso nel suo lato orientale, e il papa attraversa una grande struttura posta fra il Bargello e la Badia fiorentina, la cui entrata viene modificata con l’apposizione di un portale posticcio.

 

L’avvicinamento a piazza Duomo è contrassegnato da un altro edificio effimero, ancor più sfarzoso degli altri, realizzato con decorazioni e caratteri materici che dovevano richiamare il tempio di Salomone. Nel centro religioso della città il papa trova l’incompiuta facciata di Arnolfo di Cambio della cattedrale trasfigurata da un ornatissimo rivestimento: la facciata effimera ha un altezza uguale a quella del velario montato nella piazza secondo una consolidata consuetudine, cioè come accadeva nelle celebrazioni di San Giovanni Battista ogni 24 giugno. Il punto di arrivo del corteo, a Santa Maria Novella, è segnato dall’arco trionfale fra le attuali vie Cerretani, Rondinelli, Banchi e Panzani, dove il valore aggiunto della composizione è rappresentato da un gruppo di figuranti, protagonisti con il canto e le danze di questa installazione (peraltro, la presenza di figuranti è un elemento che caratterizza pressocché tutto il percorso, facendo “vivere” gli apparati disseminati per la città). In piazza Santa Maria Novella si trova inoltre una statua che sviluppa il tema dell’uomo sconfitto, giacente ai piedi di un cavallo scalpitante.

La Sala del Papa, ovvero gli ambienti quattrocenteschi annessi al convento di Santa Maria Novella realizzati per ospitare Eugenio IV nel suo soggiorno fiorentino, è il luogo in cui termina il percorso del corteo. Prima di raggiungerla, il papa percorre via della Scala e trova un’ultima struttura effimera, una quinta monumentale che nasconde gli edifci retrostanti e incorpora l’ingresso agli ambienti dove Leone X trascorrerà la notte.

Uno studioso, Jean Jacquot, ha scritto che la festa “è una manifestazione attraverso la quale una società (o meglio un gruppo sociale) si conferma nella coscienza della sua esistenza e nella volontà di perseverare in questo suo esistere”. Con la celebrazione del suo esponente più in vista nel 1515, la famiglia Medici celebra se stessa in forme e modi che rappresentano un punto di arrivo rispetto alla tradizione festiva del secolo precedente e un punto di partenza per i futuri apparati effimeri della dinastia granducale.

 

Letture di approfondimento:

  • J. Shearman, The Florentine Entrata of Leone X, 1515, “Journal of the Warburg and Courtald Institutes”, XXXVIII (1975), pp. 136-154.
  • F. Cruciani, Il teatro del Campidoglio e le feste romane del 1513, Milano, Il Polifilo, 1969.
  • L. Zorzi, Il teatro e la città, Torino, Einaudi, 1977.
  • A.M. Testaverde, La decorazione festiva e l’itinerario di rifondazione della città negli ingressi trionfali fra XV e XVI secolo, I e II, “Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz”, XXXII (1988), pp. 323-352, XXXIV (1990), pp. 165-198.
  • I. Ciseri, L’ingresso trionfale di Leone X in Firenze nel 1515, Firenze, Olschki 1990.

Elenco dei link in ordine di citazione (il loro funzionamento è verificato il 1° novembre 2012):


Come citare questo articolo: Emanuela Ferretti, Novembre 1515: l’entrata di Leone X a Firenze, in "Portale Storia di Firenze", Novembre 2012, https://www.storiadifirenze.org/?temadelmese=novembre-1515-entrata-di-leone-x-a-firenze
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