28 novembre 1946: Mario Fabiani eletto sindaco di Firenze

di Matteo Mazzoni (Università di Firenze)

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Pablo Neruda con Mario Fabiani nella sala delle Quattro Stagioni in Palazzo Medici Riccardi, 8 giugno 1862, foto di Cesare Giorgetti conservata presso l'Istituto storico della Resistenza in Toscana (Archivio Giorgetti)

Il 28 novembre 1946 in Palazzo Vecchio, in una Sala de’Dugento gremita di pubblico, il comunista Mario Fabiani viene proclamato sindaco, il primo votato da un consiglio comunale, eletto a suffragio universale e con sistema proporzionale, dopo il secondo conflitto mondiale, il crollo della dittatura fascista, la nascita della Repubblica.

Dopo aver partecipato massicciamente il 2 giugno 1946 al referendum istituzionale per la scelta della forma del nuovo stato italiano (fra monarchia e repubblica) e alle elezioni dell’Assemblea costituente (con un’affluenza di quasi il 90%), il 10 novembre del 1946 i fiorentini sono chiamati alle urne per le elezioni municipali per la prima volta dopo l’abrogazione dell’eleggibilità delle cariche amministrative decisa dal regime fascista nel 1927 con l’introduzione a livello comunale del sistema podestarile. In una città ancora gravata dalle distruzioni e dalle ferite del conflitto, lo svolgimento della pratica elettorale segna tappa fondamentale del percorso di formazione alla democrazia iniziato con la lotta di Resistenza all’occupazione nazifascista della penisola dopo l’armistizio dell’8 settembre del ’43, culminata con la battaglia per la liberazione della città nell’agosto del 1944, e proseguito con la ripresa della vita civile e politica nel dopoguerra.

Ritratto di Mario Fabiani, anni Sessanta (foto gentilmente messa a disposizione dalla famiglia Fabiani)

 

 

Le elezioni del 10 novembre vedono la netta affermazione del Partito comunista che, forte del radicamento nelle realtà operaie e popolari urbane e del prestigio ottenuto dal ruolo svolto nella Resistenza, diventa il primo partito in città (con 64.222 voti), e insieme ai socialisti ottiene la maggioranza assoluta dei seggi del Consiglio comunale (rispettivamente 21 e 13, i restanti sono così suddivisi: Democrazia cristiana 15, Uomo qualunque 8, partito liberale 2, partito repubblicano 1). A fronte di questi risultati, come recita un comunicato ufficiale pubblicato sul quotidiano «La Nazione del popolo» del 14 novembre 1946, la federazione fiorentina del Pci, «preso atto dei voti di preferenza ottenuti dal compagno Fabiani che sorpassano di oltre novemila quelli raccolti da qualsiasi altro candidato. Convinta che questa espressione di fiducia è il risultato dell’opera svolta dal compagno Fabiani il quale, per oltre due anni, ha saputo, nella sua funzione di Vice-Sindaco, meritarsi la stima di larghi strati della popolazione e interpretando questi voti come una chiara indicazione a Sindaco di Firenze, lo ha incaricato di prendere contatto con i compagni socialisti per accordarsi sulla formazione della Giunta e sulla definitiva designazione di Sindaco».

Carlo Sforza e Mario Fabiani (foto gentilmente messa a disposizione dalla famiglia Fabiani)

Vicesindaco nella Giunta di Gaetano Pieraccini, nominata dal Comitato toscano di liberazione nazionale il giorno dell’insurrezione della città, l’11 agosto 1944, Fabiani si era trovato a fare i conti con il caos e le drammatiche emergenze lasciate dalla guerra: dalla situazione igienica a quella dei trasporti, dall’emergenza abitativa a quella alimentare, dai rapporti con le truppe degli eserciti angloamericani all’alto tasso di disoccupazione, nella consapevolezza che solo la loro soluzione avrebbe consentito un ritorno ad una vita civile regolare e l’affermazione di un costume democratico, fondato sulla dignità delle persone e del lavoro.

Obiettivi che segneranno anche il suo mandato da sindaco in uno stretto nesso fra principi e programma, ricostruzione e progresso democratico. Per questo concentrerà l’attività dell’amministrazione su un’opera attenta di risanamento delle casse comunali e sui bisogni delle masse popolari, completando la ricostruzione di strade, case, ospedali, scuole, ma dedicando una specifica cura anche nella valorizzazione delle risorse “naturali” di Firenze: artigianato, turismo e enti culturali, cercando di farne una città del lavoro, attenta a valorizzare la grandezza intellettuale passata, ma decisa ad interpretare un diverso ruolo, centrato sulla produzione industriale. Un’attività quotidiana e poco eclatante con cui cercherà di concretizzare le solenni parole pronunciate davanti al Consiglio comunale, subito dopo la sua elezione il 28 novembre 1946, secondo il resoconto del quotidiano «Il Nuovo corriere»: «la vittoria di cui gli italiani hanno bisogno è la vittoria della ricostruzione […], è la vittoria sulla fame, sulla miseria, sulle rovine, sull’ignoranza».

 

Lettura di approfondimento:

  • S. Innamorati, Mario Fabiani. Il sindaco della ricostruzione, Firenze, Tip. Giuntina, 1984.

 

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